“ECCE FEMINA”
Aveva ragione Michelangelo Antonioni
Sfogliando questo splendido album, questa circumnavigazione nell’universo femminile, vengono a galla nella mente dell’osservatore molti pensieri, non tutti necessariamente chiari e limpidi, ma questo è il fascino dell’opera d’arte, la sua capacità di smuovere acque profonde. Il primo pensiero è che aveva ragione Michelangelo Antonioni quando metteva in scena in Blow Up il rapporto tra fotografo e modella come l’allegoria di un rapporto sessuale; come possono testimoniare i protagonisti, al termine di una seduta fotografica, entrambi, fotografo e modella, sono esausti, come dopo un’estenuante battaglia amorosa. Possiamo perciò affermare che ciascuna di queste fotografie di Paolo Ranzani non è solo una dichiarazione d’amore al soggetto fotografato ma mette in scena una vera e propria storia d’amore, sia pure sublimata, tra lui e la modella.
Guardate queste donne, guardatele bene negli occhi, fate uno sforzo anche se il vostro sguardo tende a scivolare su altre parti. Noterete dal loro sguardo che loro amano farsi fotografare, lo desiderano, lo sognano, lo bramano, in quel momento è lo scopo supremo della loro vita, che esistono nella misura in cui sono sotto l’occhio di un obiettivo. Un obiettivo complice, amoroso, che ne esalta la femminilità e il glamour.
Anche quelle rare volte in cui il volto della donna è fuori dall’inquadratura, il frammento racconta la totalità di quel corpo.
Questo libro è anche, come è giusto che sia, un catalogo e un’esemplificazione della bravura tecnica e della raffinata alchimia figurativa di un fotografo che ha raggiunto la piena maturità espressiva. Ad altri più esperti di me lascio il compito di dilungarsi sugli aspetti tecnici.
Preferisco soffermarmi sui contenuti, dire che per me ogni fotografia qui riprodotta racconta una storia. Anzi,più che una storia un sogno, una fantasticheria .Perché la forza irresistibile della seduzione, così ben rappresentata in queste immagini, a me, come ad altri tanti uomini, nella vita reale mette paura. Mai oserei farmi vedere in giro con una di quelle tigri reali. Sono più tranquillo se abitano lo spazio del sogno, come quella donna selvaggia accucciata sul pavimento, le palme delle mani a terra, i lunghi capelli neri e inanellati, che mi guarda fisso, pronta a saltarmi addosso e sbranarmi.
O la ragazza in cima alla scala che porta alle stanze di sopra, che indossa calze nere fino a metà coscia, con i ghirigori della balaustra che nascondono la sua nudità, il volto reclinato su una spalla in paziente attesa. Aspetterà me per caso? Spero proprio di no, nel caso confido nell’uscita di sicurezza. Il volto e il capo della donna, quando sono così ben rappresentati, sono in grado di veicolare qualunque messaggio. Se c’è ancora qualcuno che si stupisce per il fatto che la pubblicità usa l’immagine femminile per qualunque prodotto e i periodici mettono la donna in copertina per alzare la tiratura, sfogli quest’album prezioso e ne capirà il perché.
Bruno Gambarotta